domenica 4 marzo 2007

Acquasanta - Diavolo 1 - 0

Mi è arrivata in mente un po' così, quella proposta strana. O l'ho ragionata molto, adesso non ricordo.
Avevamo discusso a lungo di fisiologia maschile e femminile e di quanto potessero, tutto sommato, assomigliarsi. Almeno per alcune parti anatomiche. Ma tu, testardo, non cedevi su quell'unico punto. Il culo. E io, testarda più di te, ribattevo che era una questione di testa quel tuo essere ritroso, mica di sensazioni. Che un culo è un culo, maschio o femmina che sia, con le sue innervature e i suoi vasi sanguigni. E se tu sei convinto che debba piacere a me - donna - io posso essere convinta che piacerà pure a te - uomo - almeno a livello di terminazioni nervose. Il cervello poi, non lo so. Ma il cervello, spesso, gioca strani scherzi.

Così un pomeriggio - eravamo sul divano, ricordi, in accappatoio dopo la doccia; e ancora illanguiditi dal tepore dell'acqua e della stanza da bagno, in bilico fra il fare e il riposare, ci guardavamo le rispettive nudità far capolino dagli spacchi e dagli scolli di spugna, pregustando entrambi la nostra fantasia personale da mettere in atto da lì a poco, curiosi di vedere chi avrebbe avuto la meglio - mi è tornata in mente la nostra discussione.

Oh, lo dici sempre che son subdola. E a ragion veduta.

Ho alzato l'accappatoio mostrandoti le terga e penetrandomi con due dita, mentre le altre due le ho infilate nella figa, ancora umida di vapore acqueo. E tu ci sei cascato con tutte le scarpe.
Ti sei precipitato a prendere il gel e quel cosetto bislungo che mi regalasti a Natale, senza molta convinzione, devo dire.

"Era ora", avrai pensato.

Abbiamo giocato a lungo, prima. Mani, lingue, cinture di spugna, accappatoi e seni. Ci siamo eccitati per bene, non c'è che dire, e io non mi sono certo risparmiata. Ti ho leccato a lungo cazzo e palle, con brevi ma decise incursioni all'ano, ma così, distrattamente, quasi che fosse una tappa di passaggio, una stazione intermedia del nostro viaggio: e visto che ero lì, perchè non soffermarmici? Mi sono masturbata guardandoti dritto negli occhi, ho raccolto i miei umori e mi sono bagnata il buco del culo, affinchè tu potessi vedere quanta voglia avevo di fare la troia e farmi prendere da dietro.

E poi? E poi cosa è successo? Ricordi? Hai preso il gel, bagnato me e l'affare bislungo con cura, ed eri pronto ad infilzarmi come un tordo allo spiedo. Ma io no.

Mi sono messa sotto di te, distesa. Tu a gambe divaricate sul mio viso.

Ho preteso di leccarti ancora il cazzo, le palle, togliendoti en-passant l'affare di mano, per renderti, diciamo così, più agevole il godimento. Ho succhiato con convinzione, gustando ogni attimo che mi avvicinava alla mia nemesi. Ho passato su e giù la lingua lungo l'asta, ho insistito sulla cappella, sul buchino, ho seguito diligentemente ogni vena, ogni piega, ogni curva della pelle.

Ti ho massaggiato dolcemente le palle, le ho titillate con le labbra, le ho inghiottite e tenute al caldo mentre ti accarezzavo con la mano libera. Ho preso di nuovo in bocca il cazzo e poi ho obbedito alla tua mano che mi teneva per i capelli e la nuca e me lo ficcava in gola con forza. Tenevo gli occhi bassi, concentrata sul tuo piacere, che poi era anche il mio.

Ti ho afferrato il culo con le mani, con decisione. Eri sul punto di esplodere. Sentivo pulsare le vene del cazzo, gonfiarsi la cappella. Mi sono fermata.

Ti ho guardato in quell'istante. Ed è lì che sei caduto.

Mi hai lanciato uno sguardo fra il preoccupato e l'interrogativo ma avevi già perso l'attimo. Il cazzo godeva e la tua mente era in volo.
Ho separato entrambi i glutei, ho inumidito il tuo buchetto con il gel che colava dall'affare e te l'ho infilato dentro. Un colpo, uno solo.

Poi, molto lentamente, l'ho sfilato e fatto scorrere di nuovo dentro.

Hai cambiato espressione una decina di volte. Sorpresa, paura, forse solo un accenno di rabbia per essere stato gabbato e poi di nuovo sorpresa e, dopo la sorpresa, piacere. Carnale, pieno, inaspettato, umanissimo piacere. Goduria. Lussuria allo stato puro, aggravata da un vago senso di colpa per quel sospetto e presunto godimento omosessuale.

Il tuo cazzo è venuto, con forza. Ho pompato e succhiato e inghiottito fino all'ultima goccia.

Ho continuato a spingerti dentro l'affare, su e giù, su e giù, cambiando velocità e intensità, ruotandolo, tirandolo fuori fino alla finta cappela per poi rimanere in bilico con piccoli movimenti rapidi.

Non la finivi più di eiaculare. Oramai avevi il cazzo moscio, eppure continuavi ad innaffiarmi con decisi getti di sperma, sul viso, sui capelli, sul seno.

Mi sono gustata il tuo seme e la tua faccia. Non eri più su questa terra, questo è poco ma sicuro.

Quanto ti ho tolto l'affare bislungo dal culo e me lo sono infilato dentro, ancora caldo di te, ansimavi come un cane infoiato. Mi hai guardato, mentre un barlume di coscienza ti tornava alla mente. Ti ho guardato, mentre perdevo coscienza io, con l'affare bislungo che entrava e usciva come indemoniato dalla mia figa. E' stato tutto molto rapido, devo dire.

Ma prima di cominciare ad urlare per un orgasmo fulminante ho avuto la prontezza di ribattere "tesoro, vedi che avevo ragione io...?".

3 commenti:

Arrabbiata ha detto...

E' una cosa che mi diverte molto..e vedere gli sguardi degli uomini colti di sorpresa e sopraffatti dal piacere mi da veramente un gusto unico..

anneheche ha detto...

E' vero ;)

Gisel_B ha detto...

abbiamo certe armi "persuasive" noi... *_* bacio!