sabato 7 aprile 2007

FFSS

Prendo raramente il treno. Nei miei ricordi di adolescente pendolare rimane come il mezzo di trasporto più obsoleto che esista. Non sopportavo le continue soste, l'odore di polvere e chiuso dei vagoni, lo sferragliare delle vetture, i ritardi, le toilette poco pulite, la finta pelle dei sedili, il caldo e il freddo amplificati da spifferi inopportuni e riscaldamenti perennemente guasti, la varia umanità forzatamente rassegnata che viaggiava insieme a me.

Ma di necessità virtù, è ovvio. E così mi ritrovo su questo trenino sgangherato, probabilmente l'ultimo esemplare di antiquariato ancora presente su questa linea, una tratta breve per chilometraggio, ma infinita per tempi di percorrenza.

Tutto è come lo ricordavo: le tendine grigie e polverose sbattono sui vetri del finestrino mezzo aperto, nella speranza che un pietoso refolo di vento possa alleggerire quest'afa agostana. La plastica verde della seduta mi si appiccica alle cosce sudate, costringendomi a dolorosi strappi per ogni cambio di posizione. Lo specchietto sopra il sedile di fronte mi riflette corrucciata e stanca, desiderosa di una doccia. Vorrei essere altrove. Vorrei essere già arrivata o neppure partita.

Pazienza. Almeno sono sola. Tiro fuori il mio giornaletto di parole crociate, la mia matita con la gomma. Per compagnia il silenzio.

Forse mi sono appisolata, o così mi pare. Mi sveglia un rumore improvviso di frenata nel buio di una galleria: deve esserci uno scambio. La luce dello scompartimento traballa, mi pare più fioca di come la ricordavo. Davanti a me un uomo distinto, giacca e cravatta, cartella di pelle. E accanto a lui un ragazzo, jeans e camicia, ipod alle orecchie.

Socchiudo gli occhi. Vorrei addormentarmi di nuovo, non so quanto disti la mia fermata nè che ore siano. Ho un senso di languida pesantezza addosso, i muscoli rifiutano il minimo movimento, come se fossi paralizzata.

I due davanti a me si sono cambiati di posto. Adesso l'uomo è alla mia sinistra, il ragazzo di fronte. E' tutto molto confuso, ma nel dormiveglia sento che parlottano a bassa voce e mi osservano. Immagino che la gonna possa essersi sollevata nel sonno, che mi stiano guardando le cosce: dovrei svegliarmi e abbassarla sulle gambe, ma non ne ho la forza.

Sento un dito - uno solo, leggero, fresco - che mi sfiora una spalla e poi il collo. Sento una mano - parimenti leggera - che mi slaccia quasi tutti i bottoni della camicetta.

Vorrei alzarmi sdegnata, protestare vibratamente per questa mancanza di rispetto verso una passeggera dormiente ma le palpebre sono diventate pesantissime.

Adesso sono due le mani che allargano i lembi di stoffa e abbassano il reggiseno di cotone, mentre altre due mani alzano con decisione la gonna fin sopra i fianchi e mi aprono le gambe. Avverto il respiro affrettato del ragazzo mentre cerca di toccarmi con delicatezza un capezzolo e il sospiro dell'uomo mentre mi scosta le mutandine e segue il contorno delle grandi labbra con l'indice e il medio, affondandoli nella fica.

Sento, penso che dovrei aprire gli occhi, tornare a me, fare qualcosa insomma. Ma il risultato del mio goffo tentativo di muovermi, appiccicata alla similpelle del sedile, è quello di permettere all'uomo di penetrarmi ancora più a fondo con le dita.

Mi sento come una farfalla infilzata da uno spillo.

Disagio, provo un penoso disagio: essere così, alla mercè di due sconosciuti, un corpo inerme e manipolabile, il mio sesso e i miei seni alla vista di tutti. Chissà cosa penseranno di me, chissà cosa si sentiranno in diritto di fare in mancanza di ogni mia reazione.

L'uomo mi s'inginocchia davanti, sento la sua camicia sfiorarmi le cosce. Si è tolto giacca e cravatta e ha arrotolato le maniche al di sopra dei gomiti. Appoggia le braccia sulle mie gambe, le mani calde sui fianchi mi tengono ferma, immobile. Comincia leccarmi il clitoride attraverso la stoffa degli slip e non capisco dove finisca l'umidità calda della sua lingua e cominci quella vischiosa della mia eccitazione.

Adesso è il ragazzo ad essere seduto accanto a me. Mi prende una mano e la posa sopra un'evidente erezione. Poi mi circonda le spalle con un braccio e delicatamente mi ruota con la schiena verso di se', facendomi sdraiare sul sedile e sulle sue gambe. Si appropria del mio seno, dei miei capezzoli, toccando, torcendo, tirando, accarezzando, strofinando con le dita.

Ho una gamba a terra, l'uomo l'afferra e se la porta sulla spalla per poter leccare meglio e più in profondità. Sento la sua lingua che mi entra dentro, poi indugia di nuovo all'ingresso della mia fica, mi succhia le labbra e stringe il clitoride, mentre le dita mi penetrano di nuovo.

Sono imbarazzata e curiosa, vorrei sbirciare, godermi la scena. Tento, ed è come se osservassi me stessa dall'esterno. Adesso non sembro tanto passiva. Muovo il bacino in avanti, protendo la fica verso le dita e la lingua dell'uomo, mentre i capezzoli duri, eretti, non aspettano altro che il tocco del ragazzo, implorando ambedue di fare più forte, sempre più forte.

Gemo, mi agito, sento entrambi darsi da fare su di me, mentre non riesco più a contare le mani, le dita, le lingue e le bocche.

Con uno sforzo sovrumano, apro gli occhi nel momento dell'orgasmo. Vengo ansimando, quasi senza fiato, la bocca asciutta. Lo specchio sopra il sedile mi riflette scomposta e sudata, la fica bagnata e gonfia, i seni che traboccano dalla camicetta, il viso arrossato per il godimento e le mie mani che toccano freneticamente il clitoride sotto le mutandine. Le tendine continuano a sbattere contro il vetro, ma la luce dei neon è più intensa.

Ecco. Era una fantasia. Ho sognato tutto e sono sola. Beh, non esattamente.

Sola sì, se si eccettua il capotreno fermo sulla porta. Che adesso entra nello scompartimento, si toglie il cappello e chiude la porta scorrevole. E tira finalmente quelle maledette tendine.

3 commenti:

diavolo ha detto...

Ovvero, che mi hai portato a fare sopra a Posillipo se non mi vuoi più bene...

Scherzi a parte, brava la mia Acquasanta. E poi col controllore che è successo?

Anonimo ha detto...

L'ho sempre sostenuto: bisogna viaggiare con i mezzi pubbici!!!

Anonimo ha detto...

L'ho sempre sostenuto: bisogna viaggiare con i mezzi pubblici!!!