lunedì 24 settembre 2007

Favoletta per Claudia

[Ormai siamo all’erotismo on demand: Claudia è giovane, Claudia è bisex, Claudia ha un feticismo tutto suo per il solletico; e mi ha chiesto una storiella della buonanotte tutta per lei. Eccola qui:]

Ecco cosa si guadagna a fare gli occhi dolci alle sconosciute un po’ tardone in gelateria, attendendo il momento in cui, sole solette, prima si spostano febbrilmente tutt’intorno con la scusa di controllare quali gusti ci sono, poi vi passano da dietro avendo cura di strusciare lievemente il l’abito scollato e il seno contro la vostra schiena e lasciandovi percepire, mentre l’innocente gelataia vi mette fra le mani il cono che avete ordinato, un brivido che non è ancora piacere e non è più solo pizzicore… Ecco cosa si guadagna a uscire dalla gelateria e aspettare l’arrivo della tardona che si va a sedere su una panchina poco lontana e inizia a leccare il gelato con l’aria inequivocabile di chi non aspetta altro che si attacchi discorso con lei e che, una volta che l’ingenuo (io nella fattispecie) s’è avvicinato, lo invita a mangiare il cono mentre la si accompagna a casa.

Si guadagna, ed è la situazione in cui sono ora, di trovarsi completamente nudo e indifeso con le mani legate a una corda che pende dal soffitto, e l’erezione che non accenna a diminuire mentre aspetto la tardona che da una decina di minuti mi ha abbandonato lì dicendo che andava a cambiarsi d’abito. Eccola che torna. Ha addosso una camicetta di lattice rossa, ancora più scollata dell’abito che mi aveva passato sulla schiena in gelateria, e degli shorts neri che la lasciano scoperta fino all’inguine. Sento che sta per succedermi qualcosa di spiacevole, e sono comunque eccitatissimo.

La tardona mi passa vicino, allunga un braccio e mi passa un dito sul petto. “Adesso ti faccio vedere io, tesoro.” Il dito descrive ghirigori sui miei peli. È un contatto minimo che mi sconvolge più di un rapporto completo, col sudore e le urla e tutto. Solo un polpastrello, solo un’unghia, che scende lentamente verso il mio stomaco. Mi viene da ridere, fa il solletico.

Ma la tardona se ne accorge e si ferma. Mi dice che non mi ha legato lì per farmi fare due risate e va a sedersi esattamente di fronte a me, a quattro-cinque metri di distanza, iniziando ritmicamente ad aprire e chiudere le gambe. Gli shorts coprono poco, molto poco. Le tette sembrano voler sbalzare via dalla scollatura. Le mie mani tendono la corda talmente tanto da iniziare a sentire dolore sul serio; ma più di tutto mi fa soffrire l’impronta psicologica lasciata dal suo dito irriverente sul mio petto.

“Vuoi farti anche lui, Claudia?” Di là dalla porta chiusa della stanza sento provenire un mugolio. “Sai, è un bel ragazzo, l’ho immobilizzato, è tutto nudo ed è in tiro.” Che sono in tiro non c’è dubbio, e il sospetto viene confermato anche dal mugolio più forte che sento arrivare di là dalla porta. “Ora vengo a prenderti, Claudia” Il mugolio si fa di protesta. “Niente se e niente ma, Claudia. Chi sbaglia paga, e tu hai sbagliato.”

La tardona esce di nuovo (avrei fatto meglio a non darle retta in gelateria, e a pensare solo al mio cono e all’innocente gelataia) e con uno strappo tento di liberarmi. Inutilmente. Meno di trenta secondi dopo la vedo comparire portando al guinzaglio (al guinzaglio!) una ragazza in reggiseno e perizoma dall’aria dolcissima e mite, imbavagliata, e nell’altra mano una piuma rossa. La ragazza (Claudia, presumo) carpona fino al centro della stanza, a media distanza dalla mia erezione, e la tardona le dà uno strattone col guinzaglio. “Vogliamo spiegare, Claudia, al nostro ospite le ragioni di questa bizzarra situazione?” Claudia annuisce muta. La tardona la avverte: “Guarda, ti tolgo il bavaglio solo per farti parlare di quello che sai. Non azzardarti a dire altro, se no vedi le corde intorno alle sue mani? Diventeranno dei bei braccialetti per le tue caviglie d’oro.”

Il bavaglio scende e Claudia inizia: “Sono al guinzaglio della mia padrona perché ho sbagliato. Ho sbagliato a credere che lei mi avesse preso in casa sua per altro che per pietà, e ho sbagliato a spiarla mentre torturava uno dei suoi tanti ragazzi rimorchiati a caso come te. Ho sbagliato ad attendere che la padrona si addormentasse e a lasciare un bigliettino dolce all’ultimo ragazzo che era lì al tuo posto. La padrona dice che mi sono comportata da bambinetta e che vado trattata da bambinetta.”

Eccolo dunque, il trattamento da bambinetta cui mai avrei pensato mentre ero in gelateria: la padrona avvicina la piuma al volto di Claudia e la passa sulle guance (Claudia si scansa), poi sulle labbra (Claudia sbuffa), poi sul naso (Claudia quasi starnutisce). E la stessa piuma finisce poi sulle piante dei piedi di Claudia, dove si trattiene per qualche lunghissimo secondo (Claudia si fa una risata), e poi risale sulle cosce e le solletica l’inguine (Claudia mugola), le accarezza la fichina (Claudia chiede pietà). La tardona si inginocchia dietro a Claudia e utilizza la piuma con leggiadra maestria, sembra che sia in grado di trasferire tutta la sua carica erotica nei pochi centimetri del suo dito sul mio petto, della piuma su tutto il corpo di Claudia, che ora si agita, sbuffa, si contorce, cerca di sfuggire alla sua aguzzina ma la tardona la trattiene, la tiene sempre a distanza di piuma, Claudia inizia a urlare come una bambinetta felice che giochi con la mamma, la piuma della tardona la tortura in ogni punto del suo corpo, che è tutto un vulcano erogeno, e io vorrei essere lì a guardarle da vicino, a quattro zampe anch’io, vorrei toccare, vorrei leccare, vorrei essere la piuma che conosce ogni segreto del corpo di Claudia…

Sento dello sperma che cola dalla mia erezione. Sento Claudia che ride senza controllo.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

splendido racconto!
...mi inquieta leggere il mio nome però :-D

diavolo ha detto...

@ Ado: inquietante ed eccitante, credo... No?

Anonimo ha detto...

Bello... mi ricorda una sceneggiatura di Q. Tarantino!

diavolo ha detto...

@ Fbianki: Ma dai! Quale sceneggiatura? Giuro, Tarantino non l'ho mai seguito molto... a stento ho il tempo per guardare film porno, figuriamoci quelli del circuito tradizionale!
;)

d.

Anonimo ha detto...

Mi riferivo allo stile... forse perche' in Pulp Fiction c'e' lo storpio, un personaggio tenuto al guinzaglio, succube di due omosessuali... chissa'... il tuo racconto mi ha evocato l'atmosfera dei film di Tarantino, non uno in particolare. Ciao!