giovedì 7 giugno 2007

In libreria (sì, in libreria)

Per anni mi sono masturbato a sangue sulla sola idea che una donna potesse non dico eccitarsi oltremodo ma anche soltanto interessarsi alla visione di immagini erotiche o più o meno esplicitamente pornografiche – per anni avevo immaginato che la possibilità che uno sguardo femminile potesse prima o poi posarsi sulla pagina (o sul fotogramma) che in quello stesso momento mi sembrava creato al solo scopo di eccitarmi lo dotasse di un valore aggiunto che mi costringeva ad allungare una mano verso il (mio) cavallo dei pantaloni. Per anni qualsiasi porcheria – il più raffinato romanzo erotico come il più stilizzato fumetto porno come il più abusato dvd hard come il più recondito cinemino nascosto – è diventata il sottofondo più o meno latente di ogni mio rapporto e, temo, la causa della rottura di più di un fidanzamento, o anche soltanto un deterrente alla conquista, nel momento stesso in cui mi rendevo conto che, ecco, la signorina che avevo davanti non si sarebbe mai abbassata a slacciarmi i pantaloni davanti a – che ne so – “Corna Vissute” o “Slap Happy Pappy #34”.
Questo, per anni. Poi, com’è noto, ci si rassegna e ci si accontenta di essere un navigatore solitario, di notte davanti allo schermo bluastro del computer, oppure nel primo pomeriggio nelle strade di periferia, o di fronte all’edicola più lontana da casa, o nel settore erotico che immancabilmente, in ogni libreria, divide il settore cucina dal settore autoconsapevolezza. E proprio in una delle interminabili mattinate finite con la fuga in libreria, dove sempre ho sognato di essere in grado di attaccare discorso, foss’anche per dire a qualcuna che il romanzo che stava sfogliando dubbiosa io l’avevo letto, e mi era piaciuto, o che era opera dello scrittore più stronzo del mondo, o che a metà prezzo avrebbe potuto trovare un’edizione perfino più maneggevole – dicevo, in una delle fughe mattutine in libreria, quando frustrato oltremodo dalla mia incapacità di dare mezzo suggerimento a una sconosciuta (aggiungendo subito dopo che non venivo pagato né dall’autore né dall’editore) finivo inevitabilmente a mezza strada fra il settore cucina e il settore dell’autoconsapevolezza, dove fingevo di sbirciare “Mangiare sano senza rinunce” o “Perché lui guadagna più di me ed è più cretino?” salvo poi, non appena la folla si diradava, fiondarmi su “Il Grande Libro del Seno” o su “Casa Howhard” (ce l’avete presente? è quella serie-capolavoro a fumetti in cui Baldazzini immagina una squadriglia di ragazze snelle, dalle tette enormi e senza fica ma col cazzo, non per questo tuttavia meno femminili di tante che si incontrano per strada e sono senza cazzo ma con la fica) o peggio ancora su tutta quella serie di romanzi tutti uguali nella copertina, nel layout, nei contenuti e nel piattume dello stile che altro non fanno che replicare parossisticamente le stesse variazioni d’amplesso con lo stesso lessico bolso, e che mi eccitano da morire – dicevo proprio in una di quelle interminabili mattine (interminabili come il mio periodare, d’altronde) quando afflitto da ogni male mi sono diretto senza indugio verso l’esercito di libri tutti uguali che ho visto.
Ho visto una ragazza, non avrà avuto più di ventitre anni, seduta per terra come una bambina nel reparto al piano di sotto, che compulsava un volume del tipo “Come farlo impazzire a letto”, anche se ovviamente non ero riuscito a controllare il titolo, ma lo stile era quello. Non ero l’unico che aveva visto, ovviamente, e i vari ometti (devo riconoscere, tutti più anziani e più bruttarelli di me) che come me si rifugiavano nello stesso settore che non era più di cucina e non era ancora di autoconsapevolezza avevano visto anche loro, si erano stupiti ma, con mia somma sorpresa, invece di avvicinarsi si allontanavano guardinghi. Dunque era lì, mi sono detto, il mio sogno erotico? Una ventitreenne né bella né brutta, vestita come qualsiasi ragazza si possa incontrare per strada senza giudicarla male, seduta per terra come una bambina e tutta intenta a scrutare la riproduzione fotografica seriale delle varie tappe di un pompino ben fatto? Tutto qua?
Non ho potuto fare a meno, e mi sono avvicinato; ma ancora ero timido e soprattutto la ragazza mi rivolgeva le spalle, così che ho iniziato a far scorrere l’indice sulla fila di libri fotografici (forse temendo che lei avesse gli occhi anche dietro la nuca) mentre sbirciavo sopra le sue spalle e vedevo il procedere del pompino fotografato man mano che sfogliava il libro, una pagina dopo l’altra. Sentivo di star perdendo il controllo e di non essere pronto a far nulla. Per esserle più vicino mi sono accovacciato e ho preso in mano, con fare da intenditore, una guida pocket al sesso anale nella filmografia degli anni settanta (giuro che esiste) e l’ho sfogliata con l’aria annoiata di chi sa già tutto, ha già visto tutto, ha provato tutto. Poiché la ventitreenne, incantata sulla pagina dedicata all’eiaculazione, non dava segno di volersi muovere né di accorgersi della mia ingombrante presenza giusto dietro di lei, ho riservato lo stesso trattamento al volume gemello dedicato al sesso orale nella filmografia degli anni settanta (ricavandone che solo tempo dopo le attrici accettarono di farsi abitualmente sborrare in faccia senza per questo cessare di sorridere all’obiettivo, ma questo non è un blog storico, quindi lascio cadere l’argomento).
La ragazza ha posato immediatamente il volume che aveva e s’è immersa nella ricerca di un altro simile, forse migliore, esattamente come me facendo scorrere l’indice sui dorsi dei libri disposti sullo scaffale. Per farlo si era rialzata. Mi ero rialzato anch’io e non avevamo potuto non guardarci. Allora ho preso un libro a caso (giuro, a caso) dallo scaffale all’altezza del mio braccio destro e, senza nemmeno guardare la copertina, gliel’ho porto. Lei avrà creduto che l’avessi riconosciuto al tatto e mi ha guardato con aria interrogativa, senza fiatare. “Questo…”, ho deglutito, “questo…”, ho desiderato di essere già morto, “questo è particolarmente buono, mi pare.” Non ha reagito. O meglio, ha detto: “Lo conosco”, s’è rigirata e ha ricominciato la sua ricerca, immergendosi nuovamente in un coacervo di figure nude di donne e uomini. Allora non ho saputo cosa fare. Andarmene significava ammettere la sconfitta. Se se ne fosse andata lei, mi sarei sentito libero di fare quel che volevo. Invece lei è rimasta lì, proprio come se non ci fossi, e questo poteva significare tanto un invito a insistere, magari con un libro più porco di quello che avevo preso a casaccio (riponendolo l’ho guardato – era il solito rapporto sull’insoddisfazione maritale della classe media italiana, pieno di cifre e senza nemmeno un cazzo disegnato) oppure che effettivamente lei desiderava che – e di conseguenza si comportava come se – io non ci fossi e non ci fossi mai stato. Sono rimasto lì, mentre lei è rimasta lì, io a consolarmi con le tette enormi di una raccolta di foto di pinup dalle origini ai giorni nostri, lei a rimirarsi trionfante una specie di enciclopedia dell’orgasmo femminile: con la quale, dopo cinque minuti di ammirazione incondizionata e di mia ulteriore silente umiliazione, s’è girata e s’è diretta verso il suo, presumo, fidanzato, lasciandomi lì a pensare se in fin dei conti non sono solamente un povero coglione.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

un coglione no, ma un pochino d'intraprendenza in più non guasterebbe...
io comunque adoro i libri, compresi quei libri... e mi diverte vedere le reazioni maschili mentre li sfoglio... anche se a dire il vero non sono l'unica, molte s'interessano, anzi sono i maschietti a comportarsi come dei ladri di solito, come se sfogliarli fosse peccato...
ti bacio

diavolo ha detto...

@ Satin: Vero, hai perfettamente ragione. Ma di fronte alla realizzazione dei sogni l'intraprendenza va sempre a farsi benedire, e mi spaventava (se non addirittura mi sconvolgeva) l'eventualità che la realtà fosse così ordinaria, immediata e commestibile. Quindi, mi sono ripiegato su me stesso, ma migliorerò (spero).
In ogni modo, quando hai voglia di farti sbirciare mentre sfogli quei libracci, sai dove trovarmi...

bacio

Anonimo ha detto...

Purtroppo anche io soffro dello stesso problema, quindi consigli efficaci non so darli. Mi sono "mangiato" svariate occasioni per colpa del mio carattere...

diavolo ha detto...

@ Fbianki: ma per carità, una si perde e cento si trovano! (sì, magari, si dice sempre così) E comunque non è che sono una specie di pacman che vuole scoparsi tutto ciò che trova sul suo cammino... (no, eh?)
:)

Anonimo ha detto...

...certo sarebbe stato perfetto se lei non avesse avuto un fidanzato a aveste messo in pratica qualche immagine fra le scaffalature della libreria :-)

diavolo ha detto...

@ Ado: certo, solo che le situazioni ideali non esistono mentre i fidanzati sì.
:)